Le impressioni caraibiche di Rosanna e Giancarlo...
Abbiamo letto e studiato la storia che Marilena ci ha presentato. Ma non era la sola a ricalcare i passi di una luminosa carriera da insegnante, ehhh…no, un suo valido importante aiuto è venuto da Valentina (guida mezzo cubana e un po’ inglese, a dimostrazione dell’impasto di razze e provenienze).
La signora in questione e’ stata il nostro riferimento, ci ha condotto da est a ovest dell’Isola parlando e a volte, interrogandoci su storia, geografia, aspetti sociali.
Noi, da bravi alunni, un po’ svagati sia per l’effetto jet lag e molto per il Legendario, che non è il nome segreto di Fidel Castro, abbiamo goduto di tutto quello che ci si presentava sotto gli occhi.
Il viaggio, si sa, non rappresenta un unicum per ognuno di noi, credo di aver letto da qualche parte, che ci portiamo dietro un po’ (o tanto) del nostro mondo, di noi nel profondo.
A Cuba non è stato difficile dimenticarsi da dove venivamo, dai compagni che avevamo lasciato a casa, dalle abitudini. Ci ha pensato il gran sole, gli acquazzoni violenti e anche tiepidi appena toccavano terra, il suono ovunque di qualche chitarra, le linee retro dei palazzi o dei vecchi profumati teatri dove Caruso si esibiva o Sara Bernhard, lo sguardo luminoso e lucido di chi incontravamo, i balli e i passi di salsa che tutti volentieri ci volevano dimostrare.
Ma anche di qualche connazionale ora mezzo cubano, li incontravamo e si avvicinavano…. chissà, sentendo le parole in italiano e chiedevano da dove venivamo, e noi giù con un questionario di perché e come mai qui? Oh …ma guarda, da Ragusa e ora qui, …ma poi torna? Ah… da Cuneo…beh, certo qui non c’è la nebbia del Piemonte…. Ah, ho capito, è per amore che vive qui? Bello però!
O anche di chi ha fatto affari con una ditta di occhiali, e va e viene due volte l’anno.Mi porto a casa anche lo sguardo di chi soffre per la mancanza di ogni necessità, la natura così generosa da quelle parti è capace di distruzione quasi totale, e il recupero può essere lento e doloroso, ma mai disperato.
Un gran viaggio quindi cara Marilena. Dopo alcune esperienze vissute potremmo cimentarci verso qualsiasi meta. Aspettiamo dei programmi tosti (come noi), con cultura, storia, motivazioni sociali… e chi più ne ha ne metta, ma… non dimentichiamo che due passi di salsa e una chitarra potrebbero ancora fare il miracolo di un sorriso del cuore.
Il tour a Cuba, una esperienza a tutto tondo: musica, ballo, cocktails, natura fino alle cose che c’hanno toccato il cuore. Esperienza unica. Grazie anche alla compagnia.
Rosanna e Giancarlo
UN PO' DI INFORMAZIONI SU CUBA IN BASE ALL'ESPERIENZA DI URBINO INCOMING
Cuba è l’isola delle mille tentazioni, paradiso terrestre e ombelico della storia, sogno esotico e utopia politica. Sulle sue candide spiagge hanno lasciato l’impronta indios estinti, grandi navigatori rinascimentali, sfortunati schiavi africani, pirati settecenteschi, soldati spagnoli e americani, rivoluzionari castristi, e da pochi anni torme di turisti.
Vari sono i motivi per andare a Cuba: per scoprire la dolcezza onirica dell’ Avana, lo splendore coloniale delle altre città come Cienfuegos o Trinidad, per capire il suo socialismo surreale mischiato alle eredità culturali africane, per cercare gli echi della sua musica dolce e sensuale o le tracce di Hemingway nei porticcioli e nelle locande fumose, si può infine attraversare il verde mare di canna da zucchero, tabacco e banani che ne occupa l’interno arcaico e rurale o per bagnarsi nelle acque turchesi del Mar dei Caraibi, tra pesci tropicali e trasparenze smeraldine.
Tante strade per scoprire l’unicità di Cuba dove vive la gente più bella – ciglia andaluse, pupille celesti e guance cannella – e l’allegria è un giro di danza. Qué viva Cuba !
Quando Cristoforo Colombo approdò a Cuba, l’isola era abitata da indios Guanajatabey, Siboney e Taino, che in breve tempo furono decimati. 100.000 indigeni abitavano Cuba al momento della conquista, ma dopo 40 anni ne rimasero solo 5000.
La colonizzazione spagnola durò quasi quattro secoli, dal 1510 al 1902, quando Cuba ottenne l’indipendenza dalla Spagna e si costituì in Repubblica, al termine di una lotta iniziata nel 1868. Protagonista della conquista dell’isola fu Diego Velasquez, fondatore anche delle principali città.
Nel 1517 arrivarono i primi schiavi neri, avanguardia di quella che diventerà una componente etnica essenziale della nazione cubana.
L’Avana diventò ben presto il centro di smistamento dei tesori raccolti dagli Spagnoli, contemporaneamente, ricettacolo della pirateria mondiale; è in questo periodo che la città venne fortificata con imponenti fortezze come il Castillo de la Fuerza, Castillo del Morro, Fortaleza de San Carlos de la Cabana.
Alla fine del 1600, dopo la pace di Ryswick che pose fine alla pirateria, si affermarono le coltivazioni del tabacco e della canna da zucchero, crebbero le popolazioni bianca e nera a discapito di quella india e fecero la loro comparsa i criollos, figli di Spagnoli nati nell’isola.
Si fusero tra loro anche i culti e i riti, in un ricco sincretismo, appena sopito, secoli dopo, dal regime di Castro.
Dal Settecento alla Rivoluzione Castrista è un lungo cammino caratterizzato da sommosse, guerriglie ed entusiasmi politici, prima sotto il dominio spagnolo, poi sotto quello inglese, infine di nuovo spagnolo dal 1763.
All’inizio dell’ottocento in America Latina scoppiarono le guerre di indipendenza dal dominio spagnolo ma solo intorno al 1850 l’isola fu scossa da una serie di sommosse, tutte fallite, per l’affrancamento dalla dominazione spagnola.
La prima guerra di indipendenza scoppiò nel 1868 e durò dieci anni.
Nel frattempo nel 1886 venne abolita la schiavitù dei neri e nel 1895 scoppiò la seconda guerra di indipendenza. Nel 1898, gli Americani, dopo l’esplosione dell’incrociatore Maine, attaccarono la Spagna e si sostituirono alla sua egemonia iniziando una lungimirante politica di penetrazione economica di Cuba, mascherando la propria influenza grazie a dittatori e presidenti-fantoccio.
Poi entrò in scena un avvocato destinato a un grande destino: Fidel Castro.
Il 26 luglio del 1953 Castro condusse l’assalto alla Caserma Moncada; fu catturato, processato e mandato in esilio in Messico. Qui si unì ad un gruppo clandestino capeggiato da Ernesto Che Guevara e con il motoscafo Granma sbarcò sull’isola alla fine del 1956 dove iniziò una guerriglia sui monti della Sierra Maestra, preludio alla vittoria.
Dopo cinquant’anni di lotte e di profonde contraddizioni sociali e politiche, nel 1959 la rivoluzione e la costituzione del governo guidato da Fidel Castro diedero finalmente inizio a una fase di radicali cambiamenti socio-culturali, in risposta a necessità fondamentali come la casa, il lavoro, l’istruzione e la salute.
Con la caduta dell’impero russo, il maggior partner economico di Cuba negli anni Sessanta e Settanta, il bloqueo (embargo economico) voluto dagli Stati Uniti per fiaccare la dittatura castrista ha sprofondato l’isola in una grave crisi dalla quale, faticosamente, il popolo cubano sta cercando di uscire.
Oggi la ripresa è iniziata con segnali che si notano nella capitale, nelle città principali e nelle campagne. Particolare attenzione è stata rivolta, nonostante le difficoltà di una lunga crisi economica, alla ristrutturazione dei monumenti e degli edifici coloniali.
Le luci della ripresa sono anche quelle dei “paladar”, le case che i cubani hanno trasformato in piccoli ristoranti e nelle “case particular”, piccole pensioni da affittare ai turisti. Infatti oggi il turismo è la principale fonte di guadagno che ha permesso anche la costruzione di magnifici resort nei cayos (isolotti), dalle spiagge bianchissime e dall’acqua cristallina come Cayo Coco o Cayo Guillermo o come a Varadero, nota località turistica.
La cucina cubana nasce dall’incontro delle culture africana e spagnola, con influenze francesi nella regione di Baracoa.
Gli Spagnoli hanno portato soprattutto il riso, gli agrumi, il maiale e il manzo; dall’Africa sono arrivati la malanga, simile alla patata, e la banana; nell’isola i colonizzatori hanno trovato il mais, la manioca, la patata dolce, la guayaba, il cocco, la papaya, l’ananas.
I piatti tipici della cucina criolla sono nati così come li abbiamo assaggiati e apprezzati nei ristoranti che abbiamo frequentato: il riso è la base, insieme con i fagioli neri, carne di maiale e il pollo cucinati alla creola, le aragoste e i piatti di pesce.
Tra le risorse gastronomiche di Cuba c’è il rum, bevanda prediletta fin dal Cinquecento da corsari e pirati, che i cubani chiamano ron, buono bevuto liscio o in cocktail originali e raffinati come il mojito (rum, foglie di menta, zucchero, soda e lime), il daiquiri (ghiaccio tritato, lime e rum), il Cuba Libre (rum, cola e lime).
Ernest Hemingway era di casa a Cuba e quando voleva bere un dolce mojito andava alla Bodeguita del Medio, mentre per un secco daiquiri andava al Floridita, i due locali più famosi dell’Avana che mantengono il loro carattere, molto popolare il primo, più sofisticato il secondo (ci siamo stati anche noi!!) Abbiamo ammirato, nella valle di Vinales, le piantagioni di tabacco visitando la Casa del Veguero che ci ha spiegato che una volta raccolte, le foglie di tabacco ancora umide, vengono stese a seccare su pali disposti orizzontalmente in apposite capanne di legno con il tetto di paglia, senza finestre, al buio più completo.
Abbiamo assaggiato a Baracoa dell’ottimo cioccolato dalla signora Daysi, la regina del cacao, andando a visitare la sua piantagione.
A Cuba ogni occasione è buona per cantare e suonare, sia nei locali che per le strade e nelle case perché nessuna crisi può spegnere la musica di Cuba né cancellare il suo ritmo vitale e la sua inestinguibile voglia di vivere. La musica permea la vita dell’isola in un ritmo che unisce suoni africani e melodie spagnole, producendo il son, la salsa, il cha-cha-cha, il danzòn, la rumba, la guaracha, il bolero, il mambo.
La casa della trova è un luogo davvero ottimo per passare la serata in compagnia, per ascoltare della buona musica dal vivo, per fare amicizia con la gente del posto e per bere ottimi cocktail, la più famosa è quella di Santiago de Cuba. ( qui abbiamo trascorso una bella serata!)
Le prime città cubane, Baracoa, Bayamo, Trinidad, Santiago de Cuba e la Habana mantengono ancora oggi intatto, nei centri storici, il loro aspetto originario: l’Unesco ha dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Umanità quelli dell’Avana e di Trinidad. Particolare attenzione è stata rivolta, nonostante la grave crisi, alla ristrutturazione dei monumenti e degli edifici coloniali, al mantenimento dei luoghi storici e all’istituzione dei musei.
L'Avana
L’Avana, fondata nel 1519 dagli Spagnoli, oggi è una città moderna e cosmopolita ma ha mantenuto l’antica struttura coloniale. In Avana Vecchia la concatenazione di tre spazi segna la separazione delle funzioni principali: la religiosa nella Plaza de la Catedral, la politico-militare nella Plaza de Armas e la commerciale nella Plaza Vieja. Nella grandiosa Plaza de la Revolucion c’è il grande monumento dedicato a Jose Marti in candido marmo bianco ai piedi dell’obelisco alto 142 metri. José Marti è stato un politico, scrittore e rivoluzionario cubano, un leader del movimento per l’indipendenza e a Cuba è considerato uno dei più grandi eroi nazionali. Nella stessa piazza il ministero degli interni è il più fotografato per via del famoso ritratto di Che Guevara con il famoso motto “ Hasta la victoria siempre”
L’Avana Vecchia, vivace e affollata è uno scrigno straordinario di bellezze architettoniche il cui perno è la Piazza della Cattedrale, monumento settecentesco recentemente restaurato. Anche il vecchio albergo Ambos Mundos, dove vi abitò Hemingway durante la sua prima visita a Cuba, è stato restaurato. Tra le Calle Obispo, Mercaderes e Oficios sorgono stupende dimore coloniali con balconi su strada e dipinte nei colori pastello della tradizione: azzurro, rosa, verdino e giallo. Non è raro trovare reminiscenze afro nella decorazione spontanea delle abitazioni dell’Avana, o nella calle Jon de Jamel, un posto insolito, dove la modernità artistica si mescola con la bellezza e la storia dell’Avana Vecchia. L’entrata sembra l’ingresso di una grotta: una volta dentro in pochi metri si concentrano colori, poesie, amori e storie. Sulla piazza del Parque Central con la statua di José Marti si affacciano vari edifici tra cui il Gran Teatro, l’Hotel Inglaterra, il Capitolio Nacional.
Sugli edifici sventola sempre la bandiera nazionale, disegnata da Miguel Teurba Tolòn nel 1849. Le strisce bianche rappresentano la pace, quelle blu simboleggiano le tre province nelle quali era divisa l’isola, il triangolo rosso ricorda il sangue versato per l’indipendenza dalla Spagna, la stella bianca a cinque punte simboleggia la libertà voluta e conquistata dal popolo dopo secoli di lotte.
Di straordinaria bellezza il Malecon, il magnifico lungomare battuto dalle onde del Mar dei Caraibi dominato dal Castillo del Morro, opera dell’ingegnere Battista Antonelli, costruito tra il 1589 e il 1610. Purtroppo il fronte delle palazzine color pastello del liberty coloniale è in rovina, si sgretola e si sbriciola sotto le raffiche del vento e pare intriso di un’aria nostalgica.
Nella parte occidentale della città sorge il Miramar, oggi il quartiere più alla moda diviso in due dalla Quinta Avenida, il viale cittadino più lungo: da un lato le ville coloniali e le sedi delle ambasciate, dall’altro gli alberghi e le discoteche.
Viaggiando dall’Avana verso occidente si incontra la terra del tabacco, un’interminabile sequenza di piantagioni che producono la materia prima per i famosi sigari cubani: sono le regioni di Pinar del Rio e la Valle di Vinales , un luogo incantato per la presenza dei famosi “mogotes”, colline a forma di panettoni , creati da una lenta e progressiva erosione che sono apparsi dopo il crollo di grotte scavate dall’acqua. Alti da 140 a 400 metri sono ricoperti da una lussureggiante vegetazione.
La Cueva del Indio
La Cueva del Indio è una piccola grotta di origine carsica che ospita un fiume sotterraneo. Dopo essere entrati, si percorrono un paio di centinaia di metri per giungere al piccolo molo da dove ci si imbarca per una escursione di circa trecento metri nella quale è possibile ammirare delle stalagmiti dalle strane forme come quelle che assomigliano ad un cavalluccio marino, un coccodrillo, una foglia di tabacco, le tre caravelle di Colombo.
Un’attrazione della Valle de Vinales è il Murales della Preistoria che si trova sulle pendici del Mogoto de las Dos Hermanas. Il murales, realizzato dal cubano González Morillo, allievo del famoso artista messicano Diego Riviera, è alto 120 metri e largo circa 80 metri e si presenta con colori molto vivi che ogni anno vengono ridipinti, rappresenta l’evoluzione biologica della Sierra de los Organos attraverso dipinti di figure umane, dinosauri e altri animali che abitavano questo territorio durante la preistoria.
Coymar
A est dell’Avana, lungo la strada costiera che unisce la capitale a Varadero, la via Blanca, si trovano le spiagge di Playa del Este. Sulla costa, a 8 chilometri dall’Avana, si trova il villaggio di pescatori di Coymar, che deve la sua fama a Ernest Hemingway e al racconto Il Vecchio e il Mare. Lo scrittore aveva acquistato nei pressi del villaggio una proprietà nota come Finca La Vigia, che attualmente ospita un museo a lui dedicato.
Verso oriente si entra nella zona dello zucchero, una campagna piatta, verdissima per le piantagioni di canna e dove si trovano cittadine come Santa Clara, Cienfuegos, Sancti Spiritus, Camaguey. E’ il cuore agricolo di Cuba: frutteti, risaie, orti e grandi allevamenti di bestiame.
Cienfuegos
Nella cittadina di Cienfuegos l’influsso dei fondatori francesi è visibile nell’impianto urbano dalle vie spaziose e negli edifici neoclassici disposti intorno alla piazza centrale, il Parque José Marti: la cattedrale, la casa del governatore, il teatro Terry.
A Punta Gorda, il Palacio de Valle, è uno splendido palazzo (molto ben conservato) fatto costruire nel 1917 da uno spagnolo delle Asturie e ideato da architetti arabi, splende in tutto il suo stile moresco, con stucchi, azulejos, archi, torri e torrette e una terrazza sul tetto dalla quale si gode una splendida vista su Punta Gorda. Oggi é un ristorante.
Trinidad
Sulla costa meridionale c’è Trinidad, cittadina fondata da Diego Velasquez nel 1514, Patrimonio dell’Unesco dal 1988; il centro è un gioiello dello stile coloniale con le case color pastello, con i suoi palazzi barocchi e giardini. Attraverso le basse finestre protette dalle “rejas” le inferriate in ferro battuto, si possono intravvedere gli interni con soffitti a cassettoni, le pareti rifinite con gli azulejos di Siviglia, l’immancabile sedia a dondolo, i patii ombrosi e ricchi di vegetazione tropicale.
Le strade sono a ciottoli, in pendenza, le macchine rare, l’atmosfera di un passato che ha saputo esprimersi architettonicamente con tanta armonia di forme e di colori: come nella Plaza Mayor, che ha nel centro un giardino con palme, panchine in pizzo di ghisa, anfore di terracotta colorata, e intorno il Museo Romantico, la chiesa della Santissima Trinità, al cui interno è conservata la statua in legno del XVIII secolo del Cristo de la vera Cruz, e la chiesa e convento di San Francesco.
Altri edifici interessanti sono quelli che ospitano la Casa della Trova, e la Canchànchara, che prende il nome da una bevanda a base di rum: nel patio si esibiscono complessi cubani. Sulla costa si stende lungo dieci kilometri di spiaggia la Playa Ancòn.
Santa Clara
Santa Clara è importante centro di produzione dello zucchero, fondata verso la fine del Seicento. Ha un suo posto di primo piano nella storia della rivoluzione perché fu teatro nel 1958 dei violenti combattimenti fra le truppe di Batista e i guerriglieri di Che Guevara.
Vi si trova il monumento al Tren Blindado, legato alla battaglia decisiva della rivoluzione castrista e il Mausoleo di Che Guevara dove si trova la tomba insieme ad oggetti di proprietà e di uso quotidiano durante la sua attività come medico all’epoca dello sbarco con Fidel Castro nel 1956.
Una grande statua in bronzo del Che, in tenuta da combattimento, domina la Plaza de la Revolucion di Santa Clara.
Sulla piazza principale nel centro città, l’alberato Parque Vidal, si affacciano edifici costruiti verso la fine del secolo scorso, tra i quali l’albergo Santa Clara Libre, con i segni della battaglia combattuta da Che Guevara nel 1958.
Sancti Spiritus
Sancti Spiritus, cittadina poco distante da Trinidad, con il suo bel parco Serafin Sanchez fulcro della città costeggiato da colorati e eleganti palazzi coloniali, è un luogo rilassante e pittoresco.
Camaguey
Una delle più popolose città di Cuba è Camaguey: a differenza delle altre città cubane, generalmente a pianta di tipo romano, è il labirinto per eccellenza dell’isola. Una città carinissima, animata, rumorosa, palpitante con deliziose piazzette e splendide chiese barocche e case coloniali coloratissime.
Curiosa la strada ristrutturata coi negozi tutti ispirati al cinema che si chiamano coi nomi dei film. Il Parque Ignacio Agramonte è in centro città ed è dedicato all’eroe cubano della prima guerra di indipendenza (1868); vi si può ammirare il monumento equestre, le splendide palme reali, i palazzi d’epoca che circondano la piazza ed la cattedrale della “Senora de la Candelaria, capolavoro barocco, dedicata alla patrona della città.
Altra chiesa interessante è “Nuestra Senora de la Soledad” che con la sua altezza domina la centrale Plaza del Gallo e l’affollata Calle Repubblica. Una delle più grandi piazze di Camaguey è San Juan de Dios, la più famosa e ben conservata, pittoresca per il suo aspetto coloniale più messicano che cubano, ristoranti e negozi tipici si nascondono dietro le facciate multicolori delle case.
Particolari i tetti delle case a destra della chiesa, costruiti in modo da far cadere l’acqua piovana nei tinajones, i caratteristici otri di terracotta per raccolta dell’acqua piovana usati nei periodi di siccità.
Al tramonto l’atmosfera è molto rilassante e romantica. Anche a Camaguey, come a Trinidad, esiste un’antica casa de la trova dove si esibiscono i cantanti di questo tradizionale genere musicale.
Bayamo
Bayamo: seconda città fondata in ordine di tempo dopo Baracoa (1513) in una zona fertile per la coltivazione della canna da zucchero.
Nell’ottocento Bayamo divenne la città portabandiera dell’indipendenza, tanto che oggi “La Bayamesa” è l’inno nazionale cubano. Parque Cespedes è il cuore pulsante della città, bella piazza dominata dalla statua in bronzo di Carlos Manuel de Céspedes (eroe cubano delle guerre di indipendenza) e dal monumento a Ferucho Figueredo, il compositore dell’inno cubano il cui testo è riportato su una targa.
A pochi passi c’è la Plaza de l’Himno Nacional, da cui ebbe inizio il drammatico incendio che gli indipendentisti appiccarono a Bayamo per non fare cadere la città nelle mani degli Spagnoli nel 1869.
Nuestra Senora del Cobre
Nuestra Senora del Cobre, è il più importante centro di pellegrinaggio dell’isola e si trova a 20 Km a nord-ovest di Santiago in mezzo alle montagne della Sierra Maestra.
Il 10 Maggio 1916, la Vergine della Carità che qui si venera è stata proclamata patrona dell’intera isola. La devozione alla Virgen risale al 1606 quando tre pescatori, Juan Morteno creolo di dieci anni, accompagnato dai fratelli indio Rodrigo e Juan de Hoyos, trovarono una statuetta di legno alta circa sessanta centimetri che galleggiava nelle acque della Bahia de Nipe, nella costa nord occidentale di Cuba, con incise le parole “Virgen de la Caridad”.
Dopo il ritrovamento, l’immagine sacra fu portata presso il centro minerario di El Cobre (cobre in spagnolo significa rame) dove, nel 1684, fu costruito un santuario per ospitare la statua, che rappresenta la Madonna con in braccio il Bambino Gesù che sorregge il globo terrestre.
La fede per i cubani è di importanza vitale, fin dall’arrivo delle navi che sbarcavano sulle sponde atlantiche schiavi provenienti dall’Africa che attraversavano l’oceano portando con loro la sola fede, riuscendo con questa a sopravvivere alla lunghe e dure traversate.
L’incontro con i missionari Gesuiti e Domenicani arrivati con gli spagnoli, fece in modo che elementi religiosi, pagani o pre-cristiani, provenienti dall’Africa si fondessero con il credo cattolico, creando delle mescolanze sfociate nel sincretismo della Santeria, religione tradizionale arricchita di folclore, musiche e balli.
Il termine “santeria” è stato coniato dagli spagnoli per denigrare quella che a loro pareva un’eccessiva devozione ai santi da parte dei loro schiavi, che si videro costretti, pena la morte se praticavano le proprie religioni animiste, a celare i loro dei dietro l’iconografia cattolica.
In tal modo i dominatori spagnoli pensarono che gli schiavi, da buoni cristiani, stessero pregando i santi, quando in realtà stavano di fatto conservando le loro fedi tradizionali.
Santiago de Cuba
Santiago de Cuba: è considerata la più caraibica delle città cubane, la più esotica e popolata da etnie diverse. Fondata dagli Spagnoli nel 1514 è stata capitale di Cuba fino al 1549. Nel settecento vi si rifugiarono molti haitiani, sia bianchi sia neri, in fuga dalla loro isola in seguito alla ribellione degli schiavi haitiani. Una volta arricchitisi – la coltivazione di caffè che avevano importato da Haiti si rivelò un grandissimo successo – i coloni francesi occuparono un intero quartiere che oggi si chiama “Tivoli”.
E’ considerata la culla della rivoluzione, bastione del nazionalismo cubano e città eroica. Infatti la rivoluzione cominciò a Santiago il 26 luglio 1953, con il fallito attacco alla Caserma Moncada da parte di Castro e dei suoi ribelli, e nella stessa città, Castro accettò la resa dell’esercito di Batista nel 1959.
Magnifico il Parco Céspedes di Santiago, soprattutto perché circondato da bellissimi e ben tenuti edifici in stile coloniale: l’imponente cattedrale de Nuestra Senora de la Asuncion costruita nel 1522, dalla facciata neoclassica, fiancheggiata da due campanili tra cui si innalza la statua dell’Angelo dell’Annunciazione e al cui interno si possono ammirare uno splendido soffitto a cassettoni e gli stalli in legno scolpito del coro; la casa di Diego Velasquez, elegante residenza del primo governatore di Cuba costruita tra il 1516 e il 1530 che oggi è il Museo de Arte Colonial che raccoglie arazzi, dipinti, mobili e ceramiche portate a Cuba dagli spagnoli.
Sul suggestivo patio, tra le pareti blu, si aprono porte-finestre dalle persiane bianche, coronate dall’abanico, l’arco decorato con vetri multicolori. Infine nella piazza c’è anche il bellissimo hotel Casa Granda la cui terrazza è un punto di osservazione ideale per godersi il via vai dei santiagueros.
La piazza è anche un luogo storico, non solo perché al centro del parco c’è il busto in bronzo dedicato a Cespedes, ma soprattutto perché nel 1959, dal balcone del municipio apparve Fidel Castro per annunciare la vittoria della rivoluzione. Calle Heredia è una strada vivace, piena di vita, la più sensuale e una delle più antiche di Santiago, costeggiata di belle dimore d’epoca colorate, di negozi tipici e offre scene di vita quotidiana. Si sente musica a tutte le ore del giorno dai vari locali sparsi qua e là; qui c’è una autentica istituzione della città, la Casa della Trova, con il suo magico interno arredato con mobili di legno e i ritratti dei vecchi trovatori che hanno reso il luogo famoso sono ancora lì, come quello di Compay Segundo.
A Santiago gli artisti vendono liberamente, nei mercatini all’aperto, le loro opere. Spesso si tratta di uno stile naif: paesaggi, animali, ritratti di persone ignote o personaggi storici, tutti revocati con pennellate decise e colori forti che sono poi quelli della natura di Cuba. Come tutte le città cubane, anche Santiago ha la sua Plaza de la Revolucion, imponente e pomposa, dedicata all’eroe Antonio Maceo, nato a Santiago, che partecipò alla lotta per l’indipendenza dalla Spagna. In alto rispetto alla piazza, un’ampia scalinata conduce alla statua equestre di Antonio Maceo, di lato i 23 maceti e la figura di Fidel che sembra evocare l’ultimo saluto che in questa piazza ha dato al suo popolo prima che le sue ceneri fossero trasferite a Santa Ifigenia.
In questo cimitero monumentale riposano molti eroi cubani, molti generali delle guerre di indipendenza, i martiri dell’attacco alla caserma Moncada, la tomba di Cespedes, il mausoleo di Jose Marti e naturalmente la “pietra” di Fidel Castro. Il cambio della guardia si svolge ogni trenta minuti fra il mausoleo e la tomba di Fidel, ed è molto emozionante. Altre tombe interessanti sono quelle della famiglia Bacardi, e quella del famoso cantante dei Buona Vista Social Club, l’indimenticabile Compay Segundo a forma di chitarra.
Forse non ha pezzi straordinari che uno si aspetta in un classico museo, ma, con l’aiuto di ottime guide, la visita alla Caserma Moncada (il luogo assaltato da Fidel Castro nel primo, fallito, tentativo di rovesciare il regime di Batista) permette di farsi una idea di quello che è stata e ha rappresentato la rivoluzione castrista a Cuba. In un’ala di quella che ora è una scuola, sono custoditi armi, uniformi, foto e plastici rappresentativi della storia cubana degli anni ’50-’60.
Baracoa
Ultima tappa del nostro tour, all’estremità sud orientale di Cuba, vicino alla base americana di Guantanamo, ecco Baracoa, con la sua atmosfera coloniale: foreste pluviali che somigliano a quelle amazzoniche, case di legno affondate nella vegetazione, sullo sfondo del massiccio quadrato del Yunque, la montagna sacra perennemente persa nelle nuvole.
E’ la prima città fondata da Diego Velazquez nel 1511 e, come Trinidad, ha subito un lunghissimo periodo di isolamento tanto che ancora oggi sembra cristallizzata nel passato, finchè una strada panoramica, a tornanti, di 49 Km, la Farola, nel 1965, fu tagliata nei fianchi della sierra del Plurial rendendo così finalmente accessibile Baracoa non più solo via mare.
La città, il cui nome indio significa “presenza del mare”è stata fortemente segnata dalla civiltà dei taino e pratica un autentico culto del “cacique” (capo) Hatuey ,dominicano che guidò la resistenza indocubana e che fu arso vivo dagli spagnoli nel 1512. Il suo busto in bronzo, eretto su una colonna, fronteggia il sagrato della cattedrale de Nuestra Senora de la Asuncion consacrata nel 1512: è l’edificio religioso più antico di Cuba.
I pirati la saccheggiarono nel 1652 e alla fine del XIX secolo fu restaurata. Custodisce una delle reliquie più venerate del paese: la Cruz de la Parra (XV secolo) che vi sarebbe stata portata da Cristoforo Colombo.
Le facciate scalcinate, i tetti di lamiere arrugginite di questa piccola città ricca di alberi di cocco, testimoniano la violenza degli elementi naturali nell’estremità orientale dell’isola. Come molte città costiere cubane anche Baracoa ha il suo “Malecon” , sbiadito dagli assalti dell’oceano; passaggio obbligato, all’ingresso della città, collega il Fuerte de la Punta (oggi ristorante dove abbiamo mangiato) a nord-ovest con il Fuerte Matachin, a sud-est.
Qui finisce il nostro lungo tour.
Ogni città cubana, come si è visto, riflette in misura originale il mix etnico che compone i dodici milioni di abitanti di Cuba.
I discendenti di Europei, Africani ed anche Asiatici incarnano l’anima di questa terra esuberante e ospitale, un luogo quasi metafisico dove vivono ancora i sogni, molti dei quali vengono da lontano, alcuni nutriti di illusioni e di ingenuità, altri di utopia pragmatica e confluiscono nelle candide spiagge del Tropico, nell’onirica dolcezza dell’Avana, nell’Africa dinoccolata di Santiago, nella musica inzuppata nel rum, nell’aria che si incolla alla pelle come la melassa della canna da zucchero.
La sua storia, la sua natura composita e il mix etnico danno al paese l’incanto di un luogo fuori da ogni schema.
Visitandola e conoscendone la gente, parlando con i molti cubani disposti a lasciarsi andare a confessioni e confidenze, si scopre la dolcezza, l’ottimismo, il senso di solidarietà di un popolo che non ha perso di vista la differenza che passa fra l’essere e l’avere.
Questo è il grande insegnamento che possiamo ricavare dal nostro viaggio a Cuba, dove si incontrano bellezza della natura e bellezza dell’anima.